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5.10.11

Aneddoti, Saluti e Premi

ecco nel post precedente vi avevo promesso degli aneddoti, giusto per sdrammatizzare i fatti. eccoveli.
il primo riguarda il mio incontro con Coniglio. mi sono sentito grossomodo così.

(clicca per ingrandire)


Ricordate invece il Premio Micheluzzi vinto al Comicon del 2010 con una mia storia per Coreingrapho. lo ritirò Recchioni dal palco perchè io ero assente e Laura Scarpa si incaricò di portarmelo a Torino nella successiva fiera del libro.
mai più visto quel premio...

anzi, Alino se leggi, non è che me ne potresti far fare un altro, ci tenevo molto a vederlo.

(clicca per ingrandire)

4.10.11

Di Modi, di Persone e di Distanze.

Come anticipato su facebook ecco il post su Coniglio Editore. Nel frattempo la questione è stata già declinata in rete con varie opinioni e punti di vista. non ho avuto il tempo di farlo prima. Ho scritto a pezzi e cucito assieme ma mi premeva unirmi alla discussione.

Qualche considerazione generale prima di passare al punto che più mi interessa, cioè la questione sul rapporto professionale del fumettista.

Non entro nel merito della persona di Coniglio perchè poco ci ho avuto a che fare (però ho un aneddoto interessante che vi racconto in coda). Per quanto riguarda invece la questione Canemucco, ho poco da dire. Il compenso per le storie da me effettuate, mi è stato accreditato sul conto da Makkox il giorno dopo la mia richiesta. Le tavole effettuate per Blue, per fare un confronto, mi sono state pagate due anni dopo la realizzazione, sotto ripetute richieste. Da quanto ho capito, le entrate della rivista sono state tutte a vantagio dell'editore che, a parte la distribuzione e la stampa, non ha speso un centesimo per realizzarla.  
Incosciente Marco, perchè è uno che ci crede troppo (nelle persone con cui lavora), perchè ci mette troppo se stesso e perchè si accolla, come in questo caso, responsabilità non sue. Leggere la sua mail ai lettori del Canemucco mi ha confermato quest'impressione.
E qui arriviamo ad uno dei due punti fondamentali. Ci sono molti modi di risolvere una faccenda editoriale andata a male senza danneggiare autori e lettori. Marco lo ha fatto con il massimo rispetto e prendendosi sulle spalle una mole di lavoro che non spettava a lui. Gli autori li ha pagati di tasca propria. I lettori avranno modo di vedere conclusa la miniserie di Don Mimì ed averla in un'edizione che, a vedere la qualità degli albi stampati da Bao, sarà curata alla grande e sicuramente con degli extra.
Non dico questo perchè Marco mi è amico ma perchè in questa vicenda editoriale so come si è comportata la controparte e questo è il secondo punto. Parto dalla fine, o almeno dalle ultime cose lette, l'ultimo editoriale di Laura Scarpa su Animals.
Mi è dispiaciuto profondamente leggerlo. Non per la chiusura della rivista, forse meritata per la cattiva gestione (essere l'unica rivista di fumetto in edicola, disporre dei migliori autori del momento, non avere rivali e finire per autoghettizzarsi è da pazzi) ma sono punti di vista. Mi è dispiaciuto non vedere traccia, neanche due parole di ringraziamento per tutti quegli autori che hanno, loro malissimo grado, lavorato gratis. Tutti quelli che per le storie pubblicate non vedranno una lira.

Ecco, i ringraziamenti dei lettori di Animals, dovrebbero andare a loro soltanto. Sarebbe bello che ci andassero anche i soldi degli abbonamenti ma qui entra in gioco l'onestà.

Ora, ci può stare che un editore fallisca e non abbia i soldi per pagare i propri autori. Non dovrebbe succedere, in qualsiasi vicenda imprenditoriale il saldo dei propri dipendenti, quelli che hanno creduto in te, dovrebbe venire prima di tutto. Però può succedere e in questo caso hai due alternative: essere chiaro e SINCERO con i tuoi autori, chiamarli, scusarti, dichiarare l'entità del danno e se possibile fare un piano di rientro o trovare modi alternativi (magari mettere a disposizione le proprie forze e i propri contatti per piazzare gli autori e le loro storie su riviste estere, promuovere sulla propria rivista o blog la vendita delle tavole stesse. Insomma, aiutare gli artisti a rientrare del danno). Senza false promesse di acconti o saldi che non arriveranno mai.
Oppure fregartene. Lasciare rosolare le persone nei propro sangue ormai acido in un circolo di mail, telefonate, silenzi  e prese in giro che al termine di ogni esperienza di questo tipo ci fanno diventare sempre "meno persone"

Questo siamo alla fine, persone. Parliamo pure di carte, inchiostro, pubblicazioni e conti bancari ma dietro ci sono sempre le persone, tra le quali e per le queli c'è sempre meno considerazione.

È questo che mi ha fatto perdere da subito interesse in questo mestiere per come viene fatto qui da noi. Non sono un animale solitario, per acquisire entusiasmo ho bisogno di far parte di un progetto, di interagire con le altre forze creative. È stato questo che ha portato alla buona riuscita anche se breve di Coreingrapho (ah, anche su questo ho un piccolo aneddoto). La distanza è in qualche modo sempre distruttiva. La distanza tra l'editore e l'artista, tra l'artista e il pubblico, tra l'editore e il pubblico.

Ci sarebbe un terzo punto che mi lascia parecchia amarezza. Il muro di menefreghismo da parte di molti autori.
Autori la cui parola ha risonanza e che potrebbe aiutare a fare chiarezza e far venire a galla le realtà editoriali per quello che sono veramente. Autori che sui propri blog e fumetti si ergono a moralisti, sempre pronti a sottolineare le malefatte dei nostri governanti quando mettono mano alle tasche dei cittadini. Potrebbero raccontare anche le realtà minori per non rischiare di diventarne invece, con la propria immagine, garanti. Per non lasciare che altre persone, più inesperte o meno avvezze, nutrano la propria vita di false speranze. Perchè sono sicuro che tra tutti quelli che hanno mandato le proprie storie aggratis a Comics Web, c'è qualcuno che sperava di fare il balzo su Animals. Diventare professionista. Nell'era di internet, questo dovrebbe succedere. Invece c'è sempre più distanza. Con il pubblico e tra autori stessi.
Ma non ce la facciamo, non c'è verso. Professionisti ci si deve diventare da soli. da dentro. Dal nutrire amore e rispetto per il proprio lavoro. Non è l'editore che ti pubblica e ti paga a farti diventare un professionista.
Ho provato, in un'altra esperienza editoriale che si sta sviluppando, a chiedere agli autori di formare un fronte compatto ed esigere un compenso base da cui far partire tutte le posizioni contrattuali. Ve ne parlerò meglio nel prossimo post ma vi anticipo da subito che non c'è stato verso. Non c'è modo di combattere le paure, le vanità, le mediocrità ( si, c'è anche questo, mi accontento di poco così non tradisco nessuna aspettativa), le malate competizioni (magari invece ce ne fossero di sane) e l'inedia, la perdita della forza di far valere i propri diritti.
È difficile, è dannatamente difficile far capire quanto valore proviene dalla mano dell'autore. È difficile farlo capire a loro per primi.

Non ci vogliamo bene. Suona da freak lo so ma non trovo parole diverse per esprimere il concetto. Non ci vogliamo bene, noi stessi e l'un l'altro. Non ci sarà crescita creativa da tutto questo.

È rimasto da raccontarvi l'aneddoto. In realtà sono due, ma andrebbero disegnati. A parole non rendono. Purtroppo sono ancora in viaggio, lo faccio appena torno :)