Di Modi, di Persone e di Distanze.
Come anticipato su facebook ecco il post su Coniglio Editore. Nel frattempo la questione è stata già declinata in rete con varie opinioni e punti di vista. non ho avuto il tempo di farlo prima. Ho scritto a pezzi e cucito assieme ma mi premeva unirmi alla discussione.
Qualche considerazione generale prima di passare al punto che più mi interessa, cioè la questione sul rapporto professionale del fumettista.
Non entro nel merito della persona di Coniglio perchè poco ci ho avuto a che fare (però ho un aneddoto interessante che vi racconto in coda). Per quanto riguarda invece la questione Canemucco, ho poco da dire. Il compenso per le storie da me effettuate, mi è stato accreditato sul conto da Makkox il giorno dopo la mia richiesta. Le tavole effettuate per Blue, per fare un confronto, mi sono state pagate due anni dopo la realizzazione, sotto ripetute richieste. Da quanto ho capito, le entrate della rivista sono state tutte a vantagio dell'editore che, a parte la distribuzione e la stampa, non ha speso un centesimo per realizzarla.
Incosciente Marco, perchè è uno che ci crede troppo (nelle persone con cui lavora), perchè ci mette troppo se stesso e perchè si accolla, come in questo caso, responsabilità non sue. Leggere la sua mail ai lettori del Canemucco mi ha confermato quest'impressione.
E qui arriviamo ad uno dei due punti fondamentali. Ci sono molti modi di risolvere una faccenda editoriale andata a male senza danneggiare autori e lettori. Marco lo ha fatto con il massimo rispetto e prendendosi sulle spalle una mole di lavoro che non spettava a lui. Gli autori li ha pagati di tasca propria. I lettori avranno modo di vedere conclusa la miniserie di Don Mimì ed averla in un'edizione che, a vedere la qualità degli albi stampati da Bao, sarà curata alla grande e sicuramente con degli extra.
Non dico questo perchè Marco mi è amico ma perchè in questa vicenda editoriale so come si è comportata la controparte e questo è il secondo punto.
Parto dalla fine, o almeno dalle ultime cose lette, l'ultimo editoriale di Laura Scarpa su Animals.
Mi è dispiaciuto profondamente leggerlo. Non per la chiusura della rivista, forse meritata per la cattiva gestione (essere l'unica rivista di fumetto in edicola, disporre dei migliori autori del momento, non avere rivali e finire per autoghettizzarsi è da pazzi) ma sono punti di vista. Mi è dispiaciuto non vedere traccia, neanche due parole di ringraziamento per tutti quegli autori che hanno, loro malissimo grado, lavorato gratis. Tutti quelli che per le storie pubblicate non vedranno una lira.
Ecco, i ringraziamenti dei lettori di Animals, dovrebbero andare a loro soltanto. Sarebbe bello che ci andassero anche i soldi degli abbonamenti ma qui entra in gioco l'onestà.
Ora, ci può stare che un editore fallisca e non abbia i soldi per pagare i propri autori. Non dovrebbe succedere, in qualsiasi vicenda imprenditoriale il saldo dei propri dipendenti, quelli che hanno creduto in te, dovrebbe venire prima di tutto.
Però può succedere e in questo caso hai due alternative: essere chiaro e SINCERO con i tuoi autori, chiamarli, scusarti, dichiarare l'entità del danno e se possibile fare un piano di rientro o trovare modi alternativi (magari mettere a disposizione le proprie forze e i propri contatti per piazzare gli autori e le loro storie su riviste estere, promuovere sulla propria rivista o blog la vendita delle tavole stesse. Insomma, aiutare gli artisti a rientrare del danno). Senza false promesse di acconti o saldi che non arriveranno mai.
Oppure fregartene. Lasciare rosolare le persone nei propro sangue ormai acido in un circolo di mail, telefonate, silenzi e prese in giro che al termine di ogni esperienza di questo tipo ci fanno diventare sempre "meno persone"
Questo siamo alla fine, persone. Parliamo pure di carte, inchiostro, pubblicazioni e conti bancari ma dietro ci sono sempre le persone, tra le quali e per le queli c'è sempre meno considerazione.
È questo che mi ha fatto perdere da subito interesse in questo mestiere per come viene fatto qui da noi. Non sono un animale solitario, per acquisire entusiasmo ho bisogno di far parte di un progetto, di interagire con le altre forze creative. È stato questo che ha portato alla buona riuscita anche se breve di Coreingrapho (ah, anche su questo ho un piccolo aneddoto). La distanza è in qualche modo sempre distruttiva. La distanza tra l'editore e l'artista, tra l'artista e il pubblico, tra l'editore e il pubblico.
Ci sarebbe un terzo punto che mi lascia parecchia amarezza. Il muro di menefreghismo da parte di molti autori.
Autori la cui parola ha risonanza e che potrebbe aiutare a fare chiarezza e far venire a galla le realtà editoriali per quello che sono veramente. Autori che sui propri blog e fumetti si ergono a moralisti, sempre pronti a sottolineare le malefatte dei nostri governanti quando mettono mano alle tasche dei cittadini. Potrebbero raccontare anche le realtà minori per non rischiare di diventarne invece, con la propria immagine, garanti. Per non lasciare che altre persone, più inesperte o meno avvezze, nutrano la propria vita di false speranze. Perchè sono sicuro che tra tutti quelli che hanno mandato le proprie storie aggratis a Comics Web, c'è qualcuno che sperava di fare il balzo su Animals. Diventare professionista.
Nell'era di internet, questo dovrebbe succedere. Invece c'è sempre più distanza. Con il pubblico e tra autori stessi.
Ma non ce la facciamo, non c'è verso. Professionisti ci si deve diventare da soli. da dentro. Dal nutrire amore e rispetto per il proprio lavoro. Non è l'editore che ti pubblica e ti paga a farti diventare un professionista.
Ho provato, in un'altra esperienza editoriale che si sta sviluppando, a chiedere agli autori di formare un fronte compatto ed esigere un compenso base da cui far partire tutte le posizioni contrattuali. Ve ne parlerò meglio nel prossimo post ma vi anticipo da subito che non c'è stato verso. Non c'è modo di combattere le paure, le vanità, le mediocrità ( si, c'è anche questo, mi accontento di poco così non tradisco nessuna aspettativa), le malate competizioni (magari invece ce ne fossero di sane) e l'inedia, la perdita della forza di far valere i propri diritti.
È difficile, è dannatamente difficile far capire quanto valore proviene dalla mano dell'autore. È difficile farlo capire a loro per primi.
Non ci vogliamo bene. Suona da freak lo so ma non trovo parole diverse per esprimere il concetto. Non ci vogliamo bene, noi stessi e l'un l'altro.
Non ci sarà crescita creativa da tutto questo.
È rimasto da raccontarvi l'aneddoto. In realtà sono due, ma andrebbero disegnati. A parole non rendono. Purtroppo sono ancora in viaggio, lo faccio appena torno :)
9 commenti:
Sì.
No.
Forse.
Nel senso:
- hai ragione su tutta la linea.
- i comitati (o associazioni) di fumettisti mai nella vita. Che con certa gente preferisco non essere accomunato.
- la realtà è un pelo più complicata e sfumata di come la dipingi, anche quella di Coniglio che sembrerebbe potersi riassumere in "Non paghi sei cattivo".
Non intendevo comitati, intendevo il parlarsi e accordarsi tra autori, tramite mail, skype. Parlarsi.
La vicenda coniglio non mi sembra molto complicata. Non è il crack parmalat. Ho parlato con laura. Conosco gli autori che ci hanno lavirato e le mail che hanno ricevuto.
Non va per niente bene. Se sai che le cose stanno andando male chiami gli autori e li stppi, non li fai continuare a lavorare sapendo che non potrai pagarli, solo per portare a casa un altro numero della tua rivista.
Non è una società in cui si investe da entrambi i lati.
Caro Flaviano, d'accordissimo con te su tutta la linea, sull'evidenza delle colpe di un "editore" come Coniglio e sulla distanza tra quello che vorremmo fare (e pubblicare) e la realtà (di merda) che ci circonda. Però tu non puoi fare un post lunghissimo promettendo all'inizio due aneddoti che poi non racconti!!! Eccheccazz :D
Non ho mai avuto esperienza diretta con questo editore )se si esclude la breve collaborazione con "Splatter" nel giurassico, o giù di lì), ma concordo su tutto quello che hai scritto, anche, purtroppo, sulle NOSTRE meschinità.
@Roberto: "con certa gente preferisco non essere accomunato"? Forse intendevi "altra gente", ma "questa gente" ti ringrazia sentitamente per la splendida generalizzazione.
1000 euro per quelle pagine di Recchioni? Ma vero è?
E gli altri? Erano parecchi i collaboratori/autori, no? Non è che ha pagato solo lui?
PS: comunque sono arrivato qui tramite il blog di Roberto Recchioni e ho visto i disegni di questo blog... sono spettacolosi!
Hai un nuovo fan!
Velercon
RR non so come fai (anzi lo so, ma non è il caso di parlarne qui) a cadere sempre in piedi, ma anche a me la questione pare semplice e cristallina: non ci voleva Dupin per capire che sia coniglio che la scarpa avevano e hanno il simbolo del dollaro al posto dei bulbi oculari...e ora che è stato detto "il re è nudo" piano piano e timidamente qualcuno inizia a far sentire la propria voce....ad ogni modo RR, il tuo buonismo politicamente corretto degno del più omosessuale dei laureandi in scienze politiche mi ha frantumato l'anima, la cosa paradossale è che sembra funzionare.....
Io credo che gli editori che non pagano per opere che loro pubblicano a pagamento vadano fatti estinguere inesorabilmente. Una casa editrice non è mica un'ospedale di emergency, se non riesci a pagare pubblica degli esordienti bravi, che faranno la fila per essere distribuiti la prima volta a gratis, se vuoi un professionista, lo paghi. Per la gratuità ci sono i blog e per gli autori con un minimo di pubblico, al limite, c'è l'autoproduzione oltre che gli editori che pagano e l'estero. Io personalmente, nel mio piccolo, non lavoro mai gratis. O mi appago dell'amicizia, o della visibilità o del denaro. Ma sempre cerco di dare valore alla mia fatica. E' importante definire sempre le cose con chiarezza, a monte.
Sarei interessato a scambiare due idee con te, Flaviano su questa cosa dei costi del lavoro, se ti va mandami una mail o tramite fb
D.
No, 'spetta un attimo anonimo 2, fammi capire, fai la morale a RR parandoti dietro la tendina dell'anonimato?
E poi la frase "il re è nudo" piano piano e timidamente qualcuno inizia a far sentire la propria voce" detta da un anonimo mi fa ancora più ridere.
Io non sono d'accordo con Roberto, soprattutto quando parla di oculatezza da parte del consumatore (non nel caso del fumetto comunque-se un albo mi piace per i disegni o per la storia io me lo compro e me ne sbatto di chi è l'editore.Pago e voglio ciò per cui ho pagato, punto) ma ho come l'impressione che molti stiano sfruttando la diatriba per togliersi un pò di sassolini dalle scarpe e che stia sfuggendo il vero fulcro della discussione.
Poi, i fumettisti sono una brutta razza, ammettiamolo.
In gruppo si coalizzano e diventano risolutissimi.
In privato ognuno fa quel che gli pare.
E' sempre molto un "armiamoci e partite" quando si parla di prendere posizione sul malcostume imperante nel settore.
Io ho le mie posizioni e non mi muovo di un cm.
Ma lo so benissimo che i lavori che rifiuto perché sottopagati o per nulla retribuiti (vd le famose gare di appalto o i concorsi) vengono presi al volo da qualcun altro.
Non sono gli editori o le agenzie pubblicitarie ad essere cattivi, sono i disegnatori che son scemi.
Per quel che mi riguarda si può lavorare gratis solo in 2 occasioni:
_Per esordire (ci sta, è gavetta. Un paio di storie, nn di più).
_Se hai un rapporto particolare con l'editore, lo stimi, ci lavori bene e decidi per questo di REGALARGLI una storia o di ricevere un compenso fittizio a patto che il tuo "accordo" non venga usato come PRECEDENTE per gli altri.
Credo che ci sia un po' un problema umanissimo: chi è più amico di Makkox tende comunque a credere più alla sua versione, chi lo è più di Coniglio tende invece dall'altra parte. Credo che la verità stia un po' nel mezzo.
A parte questo mi sembra che le tue parole, Flaviano, siano tra le più sagge che io abbia letto sull'argomento.
E sono molto molto d'accordo sul discorso che "non ci vogliamo abbastanza bene".
Credo però che le cose possano cambiare. La generazione fumettistica precedente alla nostra è fatta in gran parte di quarantenni autarchici e con un ego enorme. Molti sono geniali, e vanno benissimo da soli.
Però conosco tanti fumettisti della mia età o più giovani (io faccio 32, diciamo gente tra i 22 e i 30) che ha un modo diverso di vedere le cose. Io credo che solo con la cooperazione si riesca a crescere davvero.
Ne conosco tanti di fumettisti che godono nel trovarsi in compagnia e scambiarsi consigli per il reciproci lavori disinteressatamente, invece di passare il tempo a suonare la grancassa su quanto sono figo io e quante cose ho fatto. Gente che si diverte e si sente arricchita nel lavorare in team. Non so quante volte ho fatto da consulente a qualche mio collega senza chiedere nulla in cambio, e quante volte miei colleghi hanno fatto altrettanto. Quante volte ci siamo passati dei lavori senza alcun tornaconto se non: ti stimo come autore ancora prima che come amico perciò visto che non riesco a fare questo lavoro vorrei che lo facessi tu.
Poi per carità, anche a me piace avere il mio nome grande così da solo per ricevere un po' di gloria e cercare di essere un Autore. Ma chiudermi a riccio non mi aiuterà comunque.
Non lo so, magari sono utopistico io. Però penso che le cose possano anche un pochino cambiare.
Se tu fossi ancora a Milano ti ci porterei io a qualche birra coi colleghi allo Union!
No Betta scherzavo!
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