7.11.11

Habibi. da leggere e dimenticare.

ho guardato in giro ed ho trovato poche recensioni negative di Habibi di Craig Thompson, le ho tovate facendo seguire al nome dell'autore e del libro le parole "clichè" e "stereotype".
ovviamente parlo dei siti esteri, le recensioni negative sui siti di fumetto italiani non esistono. ma neanche le recensioni, ci si trova solo segnalazioni.

ho letto Habibi e finita la lettura l'ho immediatamente dimenticato.
mi aspettavo molto da un autore bravo ed intelligente che ha lavorato per sette anni ad un opera complessa. Blankets mi era piaciuto ma le mancanze di quel fumetto si sono amplificate in questo nuovo lavoro ed i pochi pregi andati persi.
consideravo un pregio di Thompson il tratto spigoloso, legnoso ma in senso buono, come scolpito. in Habibi è completamente sparito, se non avessi letto il nome in copertina lo avrei scambiato per un qualsiasi libro di Eisner, addirittura le facce dei personaggi secondari sono le stesse dei fumetti di Eisner.
ci sono gli arabeschi però. gli arabeschi e le tavole dedicate a religione e numerologia salvano il fumetto.
solo per questo motivo Habibi si può considerare un buon lavoro. intrecciare il racconto alla calligrafia araba è stata una scelta efficace e basta questo per rimanerne affascinati (anche se dopo 600 tavole questo stratagemma stanca). Thompson è un grande disegnatore e ancora di più un grande narratore. seicento e più pagine scorrono via in un attimo.
saper narrare è un pregio che a Thompson non si può togliere.
il problema di Habibi è che la storia vale poco, si poteva contenere in 20 pagine. non stupisce e non affascina. troppo legato alla realtà per sembrare una favola e troppo simile ad una parabola per essere incisivo nel racconto della realtà. le connessioni della storia al Corano sono a volte forzate e a volte slegate, un integrazione poco riuscita. troppa roba forse. l'ossessione dell'autore per la religione e la scrittura sommerge ed oscura l'esistenza di una storia e l'importanza di avere dei personaggi.
il problema più grosso di Thompson è essere anaffettivo. racconta belle storie da distanze incredibili, incapace di entrare in empatia con il lettore ma anche con i suoi personaggi. in Habibi diventa addirittura pretenzioso ed estremamente fastidioso, convinto che bastino varie scene di stupro e soprusi per dare spessore alle disavventure dei personaggi. a questo proposito i più interessati possono leggersi quest'articolo approfondito http://hoodedutilitarian.com/2011/10/can-the-subaltern-draw-the-spectre-of-orientalism-in-craig-thompsons-habibi/
Thompson dovrebbe guardare Current più spesso, quantomeno per non cadere in stupidi clichè o in retoriche sociali massime, come nel finale del libro, conclusione degna di un tema delle medie.
o magari solo sforzarsi di entrare dentro alle persone più in profondità e cercarne di capire lo spirito.
altrimenti sono belle storie di manichini.



1 commento:

Anonimo ha detto...

recensione interessante, ma le maiuscole?